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Le ferite dell’infanzia

Le ferite dell’infanzia

Si assiste oggi ad una spettacolarizzazione del male: i mezzi di comunicazione si limitano a mostrarcelo anche con dettagli raccapriccianti, offerti ad un pubblico vasto, di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali, di tutte le sensibilità; così pure certi film espongono le macabre voglie distruttive sado-masochiste di serial killer in cui unica indiscussa protagonista è la paura che attiva una repressione violenta e distruttiva. In questo modo, mancando una riflessione sul male, gli si offre un terreno fertile.

Il male, facendo mostra di sé,  esercita il suo fascino ammaliante su spettatori, che tendono ad imitarne le gesta rappresentate o che restano soggiogati mediante una fissazione su di esso.

Nel grande pubblico, mancando una riflessione, si stimolano alcune  possibili reazioni tendenti: a minimizzarlo per non vederlo, a reprimerlo, proponendo  interventi altrettanto violenti, per mettersi al sicuro, o a fissarsi su di esso. Si offre in questo modo, comunque,  un rafforzamento del male come qualcosa di ineluttabile che attanaglia, aggredisce,  distrugge; il male genera la paura, che spinge o alla rimozione e negazione con un atteggiamento di fuga o alla sua esaltazione con un atteggiamento di morbosa attenzione.

Il male fa notizia più del bene, perché pesca nell’intimo di ogni uomo, mediante la paura, quell’esperienza che ha prodotto smarrimento se non addirittura una ferita nel passato, magari nell’infanzia.

A volte, in un adulto, un evento traumatico recupera dall’archivio dell’inconscio un trauma dell’infanzia caricandosi di un potenziale doppiamente doloroso. Molto spesso non sono gli eventi in sé a svolgere un’azione traumatica ma la loro riviviscenza sotto forma di ricordo. Il bambino non necessariamente vive gli effetti di ciò che gli succede. Ha una plasticità neuronale che gli permette di trovare stratagemmi per rimandare a più tardi quello che fa male. Tuttavia il colpo è andato a segno ed è archiviato nell’inconscio.

Spesso il bambino trova dei luoghi dove si sente protetto. Bisognerebbe prendere coscienza di questo rifugio che potrebbe essere per qualcuno la natura, per un altro una figura affettiva significativa, un nonno, una nonna, una zia, un professore, un sacerdote, figure che gli consentono di essere se stesso. C’è anche lo spazio interiore del silenzio, dove sentirsi al sicuro. Dinanzi alla paura, allo smarrimento di oggi, da adulti, c’è bisogno di recuperare questi rifugi interni o esterni dove si può placare la paura e  sentirsi al sicuro.

La fissazione spinge l’uomo a restare invischiato, condizionato, vittima delle esperienze traumatiche vissute, a riprodurle vivendole di nuovo nel tentativo di reagire.

Un primo modo di reagire alle ferite  dell’infanzia è quello di ferire se stessi.

Un secondo modo è quello di trasferire ad altri le ferite ricevute.

Un terzo modo è quello di cercare inconsciamente situazioni in cui si riproducano ferite simili a quelle ricevute da bambino.

La distruttività è ciò che caratterizza le tre modalità considerate: nella prima è indirizzata verso se stessi, nella seconda  verso gli altri e nella terza sempre verso se stessi, ma con la variante di confermare che il male viene dal di fuori, dalle circostanze, dagli altri.

Ad esempio, una donna che tende a mettersi con uomini che la mortificano, in fondo, tende a riprodurre situazioni vissute nell’infanzia come quando il padre non si prendeva cura di lei; non sa reagire in maniera costruttiva, ma resta imbrigliata nel suo dolore, tanto da mettersi in circostanze che rinnoveranno quel male provato nel vano tentativo di trovare un senso alla sua storia, di riconciliarsi con un suo passato ancora sanguinante.

Gli eventi invitano a riflettere secondo due temi esistenziali fondamentali: gioia e sofferenza, piacere e dolore. Le personalità profondamente ferite tendono ad annullare la tensione tra i poli del dolore e della gioia, che sono componenti della salute dell’uomo,  provando gioia e dolore contemporaneamente.

Si realizza una confusione nella sfera dei sentimenti e, nella maggior parte dei casi, il masochismo è abbinato al  sadismo: la gioia per la distruzione  degli altri e la distruttività di se stessi vengono ad essere strettamente connessi.

Le emozioni possono causare disordine nei ragionamenti e nelle decisioni; riconoscere l’importanza dei sentimenti non significa che spetta ad essi l’ultima parola nel prendere decisioni, ma si vuole evidenziare che emozioni e sentimenti sono parte della vita psichica e  non vanno repressi o negati, specialmente quando hanno origine nell’infanzia.

L’uomo è  un essere razionale, ma non è solo razionalità, ha necessità di essere in contatto con le proprie emozioni, con i propri sentimenti; nel riconoscere e nell’accettare le proprie emozioni, le integra con i suoi principi razionali, mettendole al loro servizio. Un uomo senza sentimento e puramente razionale assomiglia troppo ad un essere disumano, freddo, calcolatore, dal volto inespressivo.

La negazione delle emozioni porta ad indebolire la stessa razionalità che viene piegata al potere del mondo emotivo trascurato.

Dunque, la prima esperienza di ogni essere umano è legata al mondo della famiglia dove inizia la percezione soggettiva delle prime emozioni con la corrispondente colorazione emotiva, positiva o negativa, che ne deriva.

E’ proprio nella famiglia che si imparano le modalità per comunicare, per raccontare le proprie esperienze a partire dalle emozioni, dai sentimenti suscitati da eventi vissuti nella quotidianità della vita.

Molte volte, però, il mondo interiore fatto di emozioni e sentimenti, resta soffocato da un ruolo recitato secondo un copione convenzionale, piuttosto che espresso nell’autenticità di una relazione.

Se a tale difficoltà si aggiunge un ambiente familiare dove la disattenzione all’altro, la trascuratezza, l’aggressività verbale, la  violenza risultano essere di casa, allora  le ferite, i traumi sono inevitabili in quanti vivono in questa atmosfera malsana, specie se tali eventi traumatici si realizzano in quell’età dell’infanzia in cui si incominciano a fare le prime esperienze emotive.

Pubblicato in Temi di riflessione
Un commento su “Le ferite dell’infanzia
  1. francesco ceraso scrive:

    Molto interessante chiaro e semplice da comprende. Come fare per non causare e o subire tali e tanti danni.

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