I meccanismi di difesa

Print Friendly, PDF & Email

Quando comunichiamo in maniera importante con altre persone, ci troviamo ad instaurare una relazione intima, attingendone i contenuti da una dimensione profonda personale.

Per tale motivo è importante conoscere dettagliatamente i meccanismi di difesa ed i loro significati dinamici e, inoltre, aver imparato, attraverso un lavoro personale sul Sé, quali siano i propri meccanismi di difesa per diminuirne la necessità di insorgenza e riconoscerli quando sono in azione.

Conoscere i meccanismi di difesa permette una più ampia lettura della comunicazione utilizzata,  una maggiore consapevolezza nell’ascolto di se stesso e nella comunicazione inviata ed una migliore attenzione nei confronti della comunicazione e dell’espressione dell’interlocutore.

In relazione alla persona, il riconoscere i meccanismi di difesa operanti permette di procedere con la  delicatezza necessaria, evitando riformulazioni potenzialmente scioccanti e utilizzando riformulazioni in grado di andare oltre, anche se solo lievemente, la costruzione difensiva dell’altro con cui si conversa per far progredire la comunicazione.

In breve possono essere riassunti nel seguente schema:

1.  Introiezione: è il processo mediante il quale il soggetto introduce dentro di sé qualche aspetto del mondo esterno incorporandone l’immagine. Ha lo scopo di proteggere dall’angoscia della separazione.

2.  Identificazione: questo processo psichico implica che il soggetto assimili l’immagine mentale di una determinata persona adeguando il suo sentire, il suo pensare, il suo agire al modo in cui ritiene che senta, pensi ed agisca quella persona. L’identificazione determina, quindi, una trasformazione parziale o totale del soggetto sul modello di una persona o di un gruppo di cui si è assimilata l’immagine. L’identificazione con la persona o l’oggetto perduto perpetua nella propria interiorità qualche suo tratto allo scopo di lenire la depressione derivante dalla sua perdita.

3. Proiezione: è il meccanismo che consiste nell’attribuire una caratteristica o uno stato d’animo proprio ad un’altra persona, vivendoli come riguardanti l’altro invece che se stessi. Quando ad essere proiettato è un proprio aspetto ritenuto negativo, il soggetto può biasimarlo in altri e sentirsene immune.

4. Fissazione: questo processo psichico implica che l’attenzione del soggetto è totalmente legata a persone, relazioni, immagini, eventi per lui particolarmente significativi sotto il profilo emozionale ed è usato per ridurre le tensioni legate ad eventi o conflitti interiori.

5.  Regressione: è un meccanismo di difesa dall’angoscia attuale mediante tecniche di gratificazione che appartengono a uno stadio psichico precedente o infantile. La regressione può essere anche breve e temporanea, come il pianto dell’adulto, lo scatto d’ira che ripete il comportamento infantile di fronte a situazioni che non si riescono ad affrontare.

6. Sublimazione: è il processo mediante il quale l’energia psichica proveniente da pulsioni sessuali o aggressive viene incanalata verso una meta non sessuale o non aggressiva che trova una valorizzazione a livello sociale. Le forze istintuali non vengono, dunque, bloccate ma utilizzate per finalità diverse e quindi scaricate ampiamente. Tra i meccanismi di difesa Freud definisce la sublimazione un meccanismo di difesa non patologico proprio perché non inibisce ma sposta la meta pulsionale.

 7. Negazione: questo processo psichico consiste nella rimozione di ciò che per il soggetto non risulta accettabile (sensazioni, pensieri, desideri, situazioni…). Ciò che è spiacevole o penoso viene così negato e solo in questa forma può avere accesso alla coscienza dell’individuo. Nel corso del colloquio “l’excusatio non petita” è un tipico segnale di negazione (“Io non sono il tipo che…” / Questo potrebbe farle pensare che io…ma in realtà non sono così”)

8.  Rimozione: è il processo psichico che implica l’allontanamento dalla coscienza e il relegamento nell’inconscio di forze o rappresentazioni che il soggetto non può sostenere (idee inaccessibili, desideri impossibili, immagini spiacevoli, istinti sessuali o aggressivi particolarmente carichi sul piano emozionale ma non accettabili). Con la rimozione il soggetto dimentica l’evento, oppure lo ricorda senza il contenuto emotivo che, invece, viene represso. Questo meccanismo di difesa è finalizzato al superamento dell’ansia, dei sensi di colpa, dell’angoscia legata a ciò che viene represso e che tende sempre a riaffiorare alla coscienza richiedendo un faticoso lavoro da parte dell’Io per impedirlo.

9. Formazione reattiva: processo difensivo che cerca di dominare un impulso inaccettabile, come ad esempio un sentimento aggressivo, attraverso l’accentuazione della tendenza opposta, come ad esempio un eccesso di sollecitudine e di condiscendenza.

10. Razionalizzazione: Consiste nel cercare spiegazioni accettabili sul piano logico e morale per sentimenti, azioni e comportamenti di cui non si vogliono riconoscere le istanze profonde. Ciò che non è accettato sul piano emozionale ed affettivo viene, in questo modo, accettato sul piano logico e razionale mediante argomentazioni plausibili e la rimozione delle motivazioni autentiche.

11. Traslazione: è un processo che consiste nel trasferire cariche affettive da un oggetto ad un altro (persone, animali, cose). Un esempio è rappresentato dal forte affetto che alcune persone che hanno subito gravi lutti o che sono sole, oppure che hanno subito forti frustrazioni in alcuni comparti esistenziali, dimostrano di nutrire nei confronti di animali o di cose.

12. Intellettualizzazione: è un processo per il quale il soggetto, quando si trova ad affrontare l’ansia legata ad un argomento per lui importante, invece di percepirla la trasforma immediatamente in considerazioni intellettuali, tendendo a filosofeggiare (spiega, interpreta, giustifica sul piano intellettuale ogni cosa). L’elemento emozionale è tradotto in elemento intellettuale.

13. Perfezionismo: consiste nel chiedere a se stessi o agli altri sempre e in ogni situazione il massimo grado di prestazione possibile. Nel colloquio il perfezionista tende a presentare un’accurata esposizione del problema, ricca di dettagli e con un linguaggio forbito e preciso, annullando le istanze emotive attraverso l’ordine e il formalismo.

14. Ritiro emotivo: è il distacco, per paura di un coinvolgimento in situazioni vissute come potenzialmente cariche affettivamente ed in grado di rappresentare rischi o di avere valenze traumatiche sulla base di precedenti esperienze personali penose. L’individuo può ritirarsi dalla sfera dei rapporti interpersonali e sociali (soddisfacimento relegato ad una sfera interiore), può indirizzarsi verso forme di realizzazione con un grado inferiore di coinvolgimento relazionale (sogno ad occhi aperti, sonnolenza, alcolismo, tossicomanie, ecc.); in particolari momenti si può verificare una fuga mediante una dedizione assoluta ad un lavoro particolarmente intenso che consente di dimenticare la problematica personale. Il ritiro emotivo induce il soggetto a non lasciarsi andare, a non lasciarsi coinvolgere in situazioni emozionali o affettive per la paura di sperimentare un nuovo abbandono.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*