E per maestra la strada

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E per maestra la strada …
A ragazze giovanissime di quattordici anni, balzate all’attenzione delle cronache per illeciti commerci riguardanti sesso e droga utilizzando il proprio corpo come merce per realizzare facili guadagni, c’è da chiedersi cosa abbiano potuto dire o dare la famiglia, la scuola, la televisione, la società, il mondo degli adulti.
Ragazze, come tante altre adolescenti, quelle dell’inchiesta delle “baby prostitute”, studentesse di quattordici anni in varie città italiane, segnate da esperienze di sfruttamento dei loro giovani corpi da parte di adulti senza scrupoli.
Questa notizia, battuta dalle agenzie giornalistiche, merita una risonanza nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, proprio in quegli ambiti dove i protagonisti sono i giovani, i nostri ragazzi adolescenti. Non può essere accolta dal mondo degli adulti con una buona dose di indifferenza come se il fatto di cronaca in questione non coinvolgesse uno stile di vita, un modo di essere società; non può essere liquidata con un secco e laconico: “succede agli altri!”, ignorando che tutte le istituzioni, che rivestono un ruolo educativo, siano coinvolte per riflettere su di un fatto che sembra assumere, nel corso dell’indagine, proporzioni di un fenomeno dilagante, più complesso.
Nella nostra società ci sono tanti ragazzi e ragazze che crescono da soli, dove il “fai da te”, li porta a procedere per tentativi ed omissioni, per prove ed errori, e, molto spesso, per veri e propri orrori, dove è la loro vita messa in gioco con esperienze più grandi della loro età anagrafica, ma soprattutto della loro maturità. Alcool, droga, sesso servono allo sballo per non pensare, per percepirsi in una modalità più accettabile, per vincere le insicurezze, le ferite personali, le paure a cui bisognerebbe dare risposte affrontandole.
In certe esperienze vengono strumentalizzate le emozioni, gli istinti e le passioni; cose queste che vanno conosciute, nominate, modulate, prestando attenzione ad una interiorità ignorata totalmente dal mondo dell’apparire, che si nutre dello schema infantile e capriccioso del “tutto e subito”. Il mondo interiore ha bisogno di tempo, di spazio, di riflessione personale, ma anche di confronto, di dialogo nel gruppo dei pari, ma anche col mondo degli adulti per coglierne la consistenza, lo spessore. Sono queste, in effetti, le modalità della crescita, dello sviluppo della personalità dei ragazzi e delle ragazze di oggi proiettati ad essere gli uomini e le donne di domani.
A questo sviluppo contribuiscono la famiglia, la scuola, lo studio, la cultura, lo sport, la musica, la fede, la riflessione guidata da parte di figure adulte significative.
Il mondo degli adulti, invece, si affaccia, troppo spesso, in queste vite in formazione, o come un mondo assente per mancanza di padri e madri distratti, indaffarati, immaturi o un mondo presente con le caratteristiche degli sfruttatori o dei clienti compiacenti convinti che tutto abbia un prezzo e sia acquistabile in una società mercantile, dove le persone contano poco o nulla, anche se di giovane età, minori nella fattispecie.
La logica del “mordi e fuggi”, “dell’usa e getta”, “del tutto e subito” si accorda male o per nulla con la persona adulta, che desidera vivere la propria vita realizzandola in un progetto non racchiuso negli stretti confini della precarietà di una sera da sballo ma che abbia radici profonde per gustarne la felice e piena soddisfazione della consapevolezza di sé nell’incontro con gli altri.
C’è da chiedersi quante persone adulte abbiano incontrato le ragazze dell’inchiesta nella loro giovane vita, dal momento che non hanno la percezione di fare una cosa sbagliata, distruttiva per loro stesse; è stato fatto credere loro che vendere il proprio corpo sia un modo come un altro per realizzarsi, un modo facile, redditizio, senza rischi di nessun genere, perché il corpo è scollegato dalla persona, l’esterno non è connesso con l’interno. I valori non si costruiscono sotto l’ effetto dell’alcool, della droga o del sesso, che esercitano la loro azione di generatori di confusione, specie ad un’età in cui non c’è di certo, ma non può esserci, il dominio di sé; la crisi è in agguato se si separano il cuore dalla testa, il corpo dai sentimenti, il dentro dal fuori. La strada non può essere l’unica maestra di vita di tanti adolescenti come alternativa ad una famiglia disastrata; non viviamo in una giungla alla mercé di incontri occasionali distruttivi, ma in una società che, dinanzi ai vuoti educativi familiari, è in grado di attuare, per competenza e conoscenza, mediante le tante agenzie educative, risorse per non lasciare la nostra gioventù andare alla deriva sballottati dalla moda corrente o dall’opinione più trasgressiva del momento, concepite dall’improvvisato ideologo di turno.

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