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La conflittualità relazionale

Questo articolo trova in un precedente, intitolato “Le relazioni interpersonali”, un buon avvio alla riflessione su quanto attualmente si va realizzando in tutti gli ambiti di gruppi umani ed anche nell’ambito della coppia.

Infatti la conflittualità viene vissuta nei condomini come nei gruppi di lavoro, nei gruppi ecclesiali come nei partiti politici, nella vita matrimoniale come nella vita di famiglia.

Appare evidente come nessun ambito sia lontano da logiche di potere, di sopraffazione, anzi ciò si verifica proprio lì dove meno ci aspetteremmo una tale dinamica di gruppo per credo religioso o semplicemente per scelta amorosa.

Oggi assistiamo a vere e proprie dispute legali per cercare di arrivare a capo di situazioni divenute non più gestibili sul piano umano con il semplice contributo dei singoli partecipanti. Basti pensare alla fiorente industria legale della fabbrica dei divorzi, che negli Stati Uniti trova la sua più grande espressione.

Viene invocata la legge, il diritto per tentare di riequilibrare rapporti divenuti ormai inconciliabili perché, magari, mai si sono avvalsi di un efficace intervento psicologico.
Alla base di un rapporto incrinato, secondo la nostra esperienza di consulenza, sono presenti la cupidigia, l’invidia e la gelosia che spingono ad accaparrare tutto, cominciando dall’altro, la cui differenza è percepita come minacciosa.
Cupidigia e paura sono al centro del fallimento relazionale tra uomo e donna ed anche tra persone appartenenti ai contesti citati sopra.
La paura di mostrarsi all’altro per quello che si è genera tutta una serie di atteggiamenti con cui si tende a mascherare i propri limiti, nel timore che l’altro li sfrutti per dominare, per possedere.

“Ognuno è tentato dalla propria cupidigia” ammonisce l’apostolo Giacomo.

San Paolo, dal canto suo, sottolinea “ Non bramerai”.

Tutto ciò al fine di mettere in guardia la comunità cristiana per aiutarla a discernere le trappole di seduzione che portano alla distruzione dell’essere umano, alla morte dell’essere.

Nell’uomo che coltiva l’inclinazione al possesso, che avverte prepotente il desiderio di accrescere il proprio prestigio, per sentirsi qualcuno, le cose e le persone appaiono come oggetti da accaparrare per sé o da strumentalizzare.
Tutto viene orientato all’affermazione di sé, per cui gli altri, quando non rientrano in questo schema di dominio, diventano rivali da evitare o da eliminare.

La logica del potere, di tutti gli autoritarismi, si avvale della paura, dell’intimidazione, della minaccia come strumenti di dominio per asservire gli altri.

Qualsiasi gruppo umano più facilmente ricalca tali percorsi distruttivi, favorendo la sete di potere che ognuno si porta dentro, soprattutto se non fa nulla per frenare tale cupidigia mediante la promozione di relazioni costruttive.

Oggi, da più parti, si assiste a tale crisi relazionale sia nell’ambito della coppia uomo- donna, sia negli ambiti lavorativi dove si esalta il lavoro di equipe, ma poi al fondo si tocca con mano l’impossibilità di reggere nel tempo la gestione del gruppo; così pure negli ambiti di gruppi politici, religiosi, musicali viene sperimentato, come nonostante la motivazione aggregante, la competizione sleale sia più forte e venga a minare la qualità dei rapporti tra i partecipanti.

In tale consapevolezza, l’apostolo Giacomo esprime il suo monito alla comunità cristiana, richiamandola con fermezza all’annuncio ricevuto perché non si perda dietro a logiche distruttive che certo non favoriscono la comunione.

Così la realtà matrimoniale si macchia di conflittualità sterili, improduttive, esasperanti in cui ogni evento diviene occasione di sopraffazione, di affermazione del proprio punto di vista a totale discapito del bene relazionale della coppia uomo-donna.

Nelle nostre case, molte volte, quante questioni, quanto schiamazzo inutile, quanta violenza, quanta aggressività!

Si respira, molte volte, un’aria carica più di odio che di benevola e amorevole convivenza. Quante parole inutili, superflue, ingannevoli pronunciate al solo scopo di ferire l’altro, di colpire a morte l’altro in una sfida all’ultimo sangue dove la logica perseguita è la lotta per il dominio dell’altro, per il possesso trionfante sull’altro da schiacciare, annullare.

Mortificare (dare morte) l’altro costituisce l’obiettivo fondamentale del gioco relazionale scaduto nella conflittualità.

L’altro non costituisce un’opportunità e una fonte di vita, ma piuttosto un rivale, un nemico da distruggere.

Le differenze tra gli esseri umani sono viste con sospetto, sono da annullare; si tende all’appiattimento, all’uniformità sterile credendo di realizzare in questo modo l’unità.
Si scade nella diffidenza, nella sfiducia, nell’inquadrare l’altro come colui che ti inganna soltanto.
La parola si riveste di ambiguità, si trasforma da mezzo per trasmettere quanto si agita nel proprio cuore, in mezzo di menzogna.

Si crede che la falsità, cioè l’alterare i propri sentimenti, il nascondere il proprio punto di vista sia la strategia per garantire rapporti stabili.

La convivenza del gruppo o della coppia si muove, in questo modo, tra contatti rassegnati e convenzionali oppure tra conflitti aspri e distruttivi, dove si assapora una profondissima insoddisfazione relazionale.
Sia in un caso che nell’altro si tratta di scadenti ed infruttuosi rapporti non improntati certo alla vita e alla creatività relazionale.

Quale rimedio dinanzi ad una comunità umana attestatasi su questi livelli di legame così compromessi?
Quale proposta mettere in campo dinanzi ad una coppia approdata ad una siffatta capacità di comunicazione?
Quale risorsa porre a fondamento per ribaltare una situazione fino a tal punto degenerata?

Il punto nodale appare il riconoscere i propri limiti ed il viverli come aspetti della propria personalità con cui convivere serenamente e di cui rendere partecipi gli altri.

Il limite così diviene occasione per percepire gli altri come un aiuto necessario per cercare di superare le proprie difficoltà. Il limite rivela una verità inconfutabile: siamo esseri incompleti.

Non possiamo stare da soli o vivere relazioni scadenti; ne va della nostra felicità.

In un prossimo articolo guarderemo con particolare attenzione alle risorse che una coppia o un qualsiasi gruppo può porre come elementi di sblocco in situazioni altrimenti insolvibili.

Pubblicato in Temi di riflessione

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