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La bugia virtù sociale?

La bugia era un modo di esprimersi caratteristico dell’infanzia. I nostri genitori ci tenevano a sottolineare, nel loro impegno educativo, l’importanza di non dire bugie, perché ci dicevano: “le bugie hanno le gambe corte”.

Gli educatori di un tempo intendevano, in qualche modo, trasmettere al mondo dei bambini come in fondo tutto, prima o poi, venga alla luce per cui l’autore della bugia resta doppiamente gabbato per la bugia detta e per la brutta figura fatta una volta scoperto l’inganno.

Il mondo degli adulti stimava inaffidabile il mentitore e lo considerava una persona asociale perché con la sua doppiezza sceglieva la falsità come regola di vita. Un giudizio morale negativo veniva espresso, quindi, sul bugiardo appartenente al mondo degli adulti.

Non molto tempo fa, quindi, la bugia a tutti i livelli, a qualsiasi età, veniva considerata una cosa indecorosa, non degna di una persona matura.

Tutto questo accadeva in un passato non troppo lontano da noi.

Per datare questo tempo in cui la bugia veniva considerata come una realtà moralmente negativa che non aveva diritto di cittadinanza in una società civile,  potremmo pensare al secolo scorso. Ed è proprio nel secolo scorso che il fenomeno menzogna ha cambiato il suo volto, la sua connotazione negativa attraverso eventi storici in cui la bugia è diventata strategia non più del singolo individuo ma di regimi totalitari, come nazismo e comunismo. Basti pensare, per limitarci al mondo occidentale, a Guernica nella Spagna della guerra civile, a Katyn nella Polonia, poco prima della seconda guerra mondiale, per cogliere come,  sulla scena della storia,  la menzogna tentava di conquistare adepti, di sedurre coscienze, di creare un capro espiatorio a copertura di massacri assolutamente ingiustificabili. Tale tentativo non era fatto soltanto sullo scenario della storia mondiale,  veniva effettuato anche all’interno degli stessi regimi per affermare ideologie che altrimenti avrebbero mostrato tutta la loro inconsistenza e infondatezza.

Quindi la falsità è andata assumendo proporzioni esorbitanti, trasformandosi da scelta individuale in corrente di pensiero: pur di raggiungere uno scopo, pur di ottenere un utile, pur di accumulare dei privilegi viene giustificato l’utilizzo della falsità come mezzo.

La ricaduta nel quotidiano è stata quella di inquadrare la maschera della falsità non più come un fenomeno negativo da un punto di vista morale, anzi è apparso, quasi, come se il fatto “lo fanno tutti” segnasse un suo ridimensionamento trasformando la menzogna da evento negativo addirittura in positivo, facendola passare dalla valutazione di disonestà in virtù sociale.

Atterrando ai nostri giorni, nel quotidiano, constatiamo che il linguaggio si è rivestito, sempre di più, di ambiguità per il contributo iperbolico della pubblicità, la politica si serve di strategici discorsi carichi di false promesse, il potere utilizza parole equivocabili per esercitare il suo peso  manipolativo, internet  produce via etere i suoi spazi di “second life”  per potere liberamente vivere nell’iperuranio della menzogna, la vita affettiva o religiosa s’impatta molto spesso in vizi intrisi di finzione, il divertimento si consuma all’insegna della sregolatezza dello sballo per alterare la propria realtà insipiente, l’interiorità ha chiuso le sue porte al riesame e alla riflessione per abbandonarsi nella superficialità ingannevole dello stare in corrente.

Quante bugie investono la vita di ogni giorno!

Quanti meccanismi di falsità accompagnano la vita ordinaria!

Quante opportunità per imboccare più facilmente la via della menzogna!

Cosa fare dinanzi ad un panorama sociale così squallidamente strutturato? Come attrezzarsi per tenersi fuori da automatismi che possono sottilmente e subdolamente insinuarsi nel vissuto di ciascuno?

La risposta è semplice: essere autentici, sinceri, schietti.

Ma se la risposta, in linea teorica, è semplice, non è altrettanto semplice il raggiungimento di un buon livello di autenticità, sincerità, schiettezza per intrattenere relazioni significative.

E’ nell’attuazione che s’incontrano difficoltà incominciando molto spesso dall’ambito familiare dove la vita comune è fatta di egoismi che si toccano, si sfiorano ma non si confrontano in un dialogo costruttivo; così nell’ambito lavorativo dove la qualità dei contatti sono legati agli interessi personali e agli obiettivi aziendali mascherati da una parvenza di rispettosa coesistenza; nell’ambito del tempo libero dove troppo spesso è la “second life” che prende il sopravvento non integrandosi con la vita ordinaria come si realizza nel quadro delle dipendenze ( alcool, droga, gioco, sesso )o nell’inseguire via etere come internauti una dimensione al di là degli stretti confini della vita ordinaria.

Un microcosmo così strutturato produce, nella singola persona, solitudine e competizione ed orienta a muoversi,  nel contatto con gli altri, entrando in un conflitto più o meno aperto perché l’altro è visto come un nemico dal quale difendersi se non addirittura come un ostacolo da abbattere.

Se questo lo scenario dinanzi al quale l’individuo si trova, dettagliamo il percorso da fare per venire fuori da quella solitudine e competizione, generate dall’intrattenere relazioni, che possiamo definire false, in senso lato,   in quanto incapaci  di offrire quel nutrimento necessario per un sano sviluppo della persona umana.

Abbiamo fatto riferimento, prima, all’importanza di essere autentici, sinceri e schietti per riuscire ad edificare quella dimensione di consapevolezza e di soddisfazione indispensabili per andare avanti nella vita.

Per quanto concerne l’autenticità, si tratta di essere connessi con se stessi, con il proprio mondo interiore senza lasciarsi travolgere dagli eventi esterni. Tale collegamento nutre non solo la vita interiore ma anche la vita sociale in maniera funzionale, armonica.

Per quanto riguarda la sincerità, si tratta di non assumere l’atteggiamento di chi si nasconde, rifuggendo da qualsiasi confronto, preoccupandosi di stare in corrente secondo le mode di pensiero per non esporsi.

Per quanto concerne la schiettezza, si tratta di non offrire nella relazione con gli altri false immagini di sé; il contatto con gli altri è ricercato non per esercitare un  potere, ma perché si realizzi un confronto soddisfacente.

Atterrando ora nel mondo della relazione uomo donna, in base all’esperienza di counselling, è possibile dire come una delle espressioni più utilizzate sia “non è come tu pensi” lasciando intravedere quanta realtà inespressa o falsamente espressa, appartenga al mondo di due dove autenticità, sincerità e schiettezza dovrebbero rappresentare quel pabulum in cui lasciare sviluppare la dimensione di coppia.

Uscire fuori dal pregiudizio che ci portiamo già accostandoci all’altro, che nella sua diversità ci pone in una condizione di soggezione inducendoci o al controllo  mediante la sopraffazione per tenerlo in pugno o alla sottomissione temendo di entrare in conflitto mediante  l’affermazione del proprio punto di vista in aperta opposizione.

Instaurare un rapporto tra pari risulta essere il primo obiettivo da raggiungere per non entrare in uno squilibrio relazionale. Venir fuori da questo ingannevole quieto vivere fatto di compromessi, strategie dove più che il bene da raggiungere in due c’è una sorta di adattamento fittizio per evitare un confronto leale, alla pari, guardandosi negli occhi.

E’ la paura che viene a regolare la relazione; è l’emotività che viene a condizionare il comportamento; non vi è una scelta consapevole, ma piuttosto uno sterile adattamento in cui sostanzialmente si teme l’altro nella sua diversità. Da qui il fingere, anche se in buona fede,  i propri sentimenti, il cercare di nasconderli, di non esprimerli altrimenti l’altro può approfittare della debolezza del partner.

Possiamo, così, quasi riconoscere una falsità di genere. Le menzogne femminili consistono nel fingere emozioni che non si provano, oppure nel simulare livelli di vulnerabilità emotiva e dipendenza che non corrispondono al vero.

Le menzogne maschili consistono nel non mostrare fino in fondo il proprio sentire per sfuggire al confronto o per evitare di assumersi la responsabilità. Gli uomini imparano a mentire per avere più potere.  La virilità viene fatta coincidere con la forza e il  potere, consiste nel dominare l’altro, la donna. Tanta violenza in famiglia, sulla donna, nasce proprio da una visione così concepita, in cui c’è un dislivello relazionale e l’obiettivo da raggiungere consiste nel dominio da esercitare sull’altro.

Quanta falsità si fa strada nella relazione uomo donna!

Poter, invece, affermare che tutto questo modo di impostare la relazione di coppia è entrare in un inferno, in una infelicità devastante;  è, concretamente, un distruggersi la vita non solo tra le mura di casa ma anche al di fuori.

Nella relazione uomo donna c’è il sale della vita.

La coppia necessita di passare da una conoscenza intuitiva, in cui c’è entusiasmo, passione, illusione, sogno come rappresentazione della realtà, ad una conoscenza intellettiva, dove c’è scoperta, esplorazione, delusione, amarezza, condivisione, per poi progredire verso una conoscenza integrativa, dove c’è innanzitutto integrazione di mente, corpo e spirito e, quindi,  armonia con se stessi, e poi condivisione, donazione all’altro.

Il rapporto di coppia è come una danza: bisogna essere in due per ballarla. Perciò se uno dei due  modifica i suoi passi , cioè le sue reazioni e i suoi comportamenti, anche l’altro cambierà i suoi in maniera sintonica.

Trasformazione, cambiamento sono termini che appartengono alla coppia, alla relazione vissuta in modo dinamico. Altrimenti si vivono tensioni, conflitti latenti, aggressività esplosive, dove la falsità, la menzogna rinforzano un clima già incandescente.

L’autenticità, la sincerità e la schiettezza diventano così l’unico percorso possibile per raggiungere una  dimensione capace di realizzare un’armonica coesistenza, dove il benessere relazionale è l’obiettivo primario da perseguire in due.

Siamo partiti dalle grandi menzogne della storia del secolo scorso, citando come esempi Guernica e Katyn, abbiamo, poi, riflettuto sul contesto sociale inquinato da un linguaggio ambiguo e manipolativo, per arrivare al mondo della coppia nella sua difficoltà di approdo ad una dimensione dove sono le ragioni del cuore ad avere diritto di cittadinanza.

L’itinerario dell’umanità può modificare il suo corso se a partire dalla coppia, dalla famiglia si è disposti a porre in risalto quale inferno si confezioni con le proprie  mani  continuando  a camminare  sull’ingannevole percorso lastricato di menzogne per relazioni improntate alla falsità.

Pubblicato in Temi di riflessione

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