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Crisi di coppia

Le ferite che non siamo stati capaci di osservare attentamente e di rielaborare si ripetono inevitabilmente. Non possiamo sfuggire a noi stessi, alla nostra storia.

Una coppia che non si aiuta a maturare questi aspetti della storia personale, s’imbatterà inevitabilmente con i rigurgiti di un passato non metabolizzato.

“Qualcosa non funziona nel rapporto”.

“Tu sei diverso da quando ti ho sposato”.

“Non provo lo stesso amore dell’inizio”.

La sessualità ha perso il suo fascino, diventando ordinaria e insipida.

I conflitti quotidiani snervano i due coniugi.

Ci si ferma a considerare la forma con cui si è manifestato il disagio.

Perché urli?

Sei uno scostumato!

Sei uno/ una….!

Lasciamo che ognuno completi, secondo la propria esperienza personale diretta o indiretta, la definizione da assegnare all’indirizzo del coniuge.

Siccome non avviene una ricomposizione dei conflitti, una rivisitazione per porre a fuoco i contenuti alla base del conflitto, in ciascuno dei due c’è un residuo di rabbia e di offesa.

Questo residuo sedimenta nel cuore diventando risentimento e, molte volte, rancore ed odio verso l’altro.

Ambedue i partner reagiscono in maniera aggressiva per tutta la rabbia repressa.

Oppure scoprono che possono vivere meglio senza l’altro, avvertono di non desiderarlo più.

Si sono abituati l’uno all’altro, ma non scorre più amore tra loro, nei loro rapporti.

Freddezza, stanchezza, avversione caratterizzano la relazione tra i due.

L’avversione si evidenzia mediante letture personali con sottolineatura di tutte le negatività riguardanti l’altro, interpretazioni sfavorevoli dei comportamenti dell’altro, uno stare a guardare per cogliere e porre in evidenza solo le cose sbagliate compiute consciamente o inconsciamente dall’altro.

Appare una sottile reciproca malevolenza che orienta i passi della coppia in crisi.

A volte la crisi scoppia perché uno dei due s’innamora di un’altra persona.

E già questo fatto viene letto come se fosse l’origine della crisi e non piuttosto la conseguenza di qualcosa che covava sotto la cenere, sotto una spessa coltre di perbenismo e di abitudine.

L’uomo s’innamora di una donna che lo capisce, lo ammira, ha cura di lui. E’ molto più giovane di lui e quindi della moglie.

Quale profilo presenta un uomo che cade in un siffatto innamoramento?

Non vuole maturare che sta invecchiando ed allora reagisce cercando di far colpo su una donna più giovane per bere gioventù e per poter dire a se stesso che piace ancora, che è capace di conquistare una donna. La moglie, ormai, è come se appartenesse ad un altro genere non più conquistabile.

In fondo, sta cercando se stesso nella relazione, di ridefinire i suoi contorni. Non vuole maturare disponendosi ad un cambiamento, per cui trovarsi accanto una persona che lo ammira lo entusiasma. Sta tentando di rispondere ad una domanda esistenziale: Chi sono io?

La donna s’innamora di un uomo che sa capirla perché è più affettuoso, più comunicativo del marito in quanto sa manifestare i suoi sentimenti e non si trincera dietro una facciata di insensibilità. Le dedica tempo, sa ascoltarla.

Quale profilo presenta questa donna che cade in un siffatto innamoramento?

Sta identificandosi con un bisogno profondo seminato nel suo cuore che consiste nel sentirsi importante per qualcuno, accolta mediante l’ascolto senza sentirsi giudicata come una donna emotiva incapace di controllarsi, una ipersensibile che scambia lucciole per lanterne, una stupida buona solo a fare la donna delle pulizie.

Non vuole maturare che i bisogni, i desideri non sono ordini da eseguire, ma trovano spazio in un’intimità coltivata nel dono reciproco. Troppo spesso invece proprio tale intimità è stata vissuta freddamente oppure negata perché nel suo corpo era indispettita, ribellata ad una storia che non le piaceva. Tale rifiuto inespresso o represso nel proprio cuore si è andato trasformando con il tempo in avversione e quindi desiderio di altro, di un altro.

Sta tentando di rispondere ad un’altra domanda esistenziale: Che senso ha la mia vita?

La crisi si evidenzia nella relazione all’inizio del matrimonio o avanti negli anni…

A volte appare nei primi anni di matrimonio, appena finisce la fase d’incanto.

E’ legata il più delle volte  a dubbi presenti già prima nel fidanzamento e repressi, accantonati. Così, ad esempio, la ragazza si era accorta che il fidanzato aveva abitudini che non le piacevano, come abitudine all’alcool, alla droga, al gioco, aveva sperato che una volta sposato da marito avrebbe smesso con questi vizi. Aveva confidato nel suo amore liberatore e vittorioso sul vizio. Si accorge, poi, di essersi illusa.

A volte la crisi appare a metà della vita. E’ legata il più delle volte alla rielaborazione di aspetti accantonati o repressi addirittura nella propria vita. Riaffiorano con il passare degli anni e si manifestano con cambiamenti che riguardano soltanto uno dei due partner.

Così la donna prima acquiescente, remissiva, matura che vuole cambiare corso ai suoi atteggiamenti, si oppone alle decisioni del marito, vuole discutere mentre prima assentiva silenziosa o preferiva ignorare le questioni da affrontare. Lasciava fare senza sentirsi protagonista e non manifestando disagio per questo ruolo marginale.

E’ come se all’improvviso scoppiasse l’esigenza di porsi nella relazione in maniera diversa, non più in un atteggiamento passivo, ma in maniera più responsabile. Tutto questo lascia stupito il partner all’oscuro di tutto quanto l’altro ha potuto maturare da solo.

Spesso la crisi della maturità si presenta in maniera sfasata.

In genere è prima la moglie ad avvertirla, l’uomo prende le distanze da tutto ciò che ha sapore di cambiamento. Per lui non ci sono problemi, anzi giudica la moglie  come una visionaria, che si lamenta del superfluo.

Altre volte la crisi scoppia quando i figli vanno via da casa , prendendo le loro strade. La coppia scopre che non ha più nulla da dirsi. Se prima i figli rappresentavano un pretesto per stare sotto lo stesso tetto, ci si accorge , ora che non ci sono più in casa, di essere estranei, di peso all’altro con le proprie abitudini.

 Piuttosto che tenersi finalmente compagnia, si preferisce la strada della solitudine, perché più sgombra dai condizionamenti indotti dall’altro.

Pubblicato in Temi di riflessione

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