L’amore coniugale: un bene da scoprire
Diventa sempre più difficile credere ad una sessualità della coppia vissuta nella fedeltà e nel reciproco dono di sé in una società che esalta il cosiddetto “mordi e fuggi”, desiderosa soltanto di un’immediata soddisfazione dei sensi.
Bisogna così immaginare i due della coppia come degli esploratori capaci di calarsi, trasportati da una pura passione per l’avventura, nelle viscere del sé per scandagliarne i recessi più reconditi con l’unico scopo di farne dono all’altro.
La dimensione relazionale arriva ad assaporare una reciproca soddisfazione se si muove tra il desiderio di ricerca e il bisogno di accoglienza dell’altro, in armonioso equilibrio.
Poter completare il proprio io limitato, che non basta a se stesso, induce ad esprimere nella vita quotidiana una premurosa cura nei gesti ordinari, una lettura attenta degli avvenimenti personali, una capacità di ascolto, anche in quelle occasioni fuggevoli in cui ci si imbatte in persone incontrate per caso.
Scoprire innanzitutto di avere bisogno l’uno dell’altro diviene il primo passo necessario per uscire incontro all’altro; tale esigenza mette in ginocchio la nostra maniacale autosufficienza, la nostra enfatica sopraffazione egoistica, la gigionesca ammirazione di noi stessi aiutandoci a sperimentare come l’incontro si realizza tra persone consapevoli dei propri limiti ed aperte all’altro.
Siamo lontani mille miglia da tutto questo, perché la dimensione sociale si va trasformando con la globalizzazione, l’urbanizzazione spinta.
Il villaggio globale prende il sopravvento emarginando, ghettizzando, etichettando tutto quanto ha un sapore diverso dalla realtà dominante
La nostra civiltà occidentale si va riempiendo di persone sole, incapaci di contatti, di solidarietà, di autenticità. La nostra città con i suoi edifici quartieri si va affollando di persone sole, estranee, indifferenti, distratte dal proprio affanno quotidiano, incapaci di riconoscersi come simili: ciascuno vede nell’altro un diverso, uno straniero.
Nella città come nel paese si precipita nell’anonimato più totale senza possibilità di confronto.
L’ideale sociale s’identifica con la tolleranza; la convivenza diviene civile se l’indifferenza avvolge tutte le relazioni. L’importante è non toccarsi, ancora meglio ignorarsi.
Sottilmente anche nella coppia s’insinua una tale visione.
Nella coppia appare auspicabile tollerarsi, piuttosto che dirsi la verità, darsi reciprocamente ragione piuttosto che entrare in una relazione tra diversi che si accolgono nella diversità in forza dell’amore. L’omologazione dei due porta all’appiattimento relazionale.
Per regolare il vivere quotidiano senza i traumi dell’imprevisto si fa spazio come ideale l’esclusione decisa di qualsiasi forma di sofferenza relazionale.
Ogni disagio appare come una realtà mostruosa che toglie vigore al rapporto; ogni incomprensione un insuccesso, ogni litigio una sconfitta, ogni crisi un fallimento.
Questo ideale fasullo non produce altro che una seria distruzione della relazione amorosa tra un uomo e una donna; fa perdere di vista il bene relazionale, inaridisce il linguaggio di coppia che non è solo fatto di parole, anzi supera la parola perché si fa gesto, attenzione, cura, premura, tenerezza.
L’umanità desidera, nonostante tutto, credere ancora che è possibile amarsi. Celebra, canta l’amore come un sogno perché non sa cosa fare per tradurlo in realtà
La coppia, nonostante tutto, si ribella a tale logica riduttiva, cerca di prendere le distanze da una tale mortifera concezione.
Desidera vivere nella gioia, essere in rapporto con il proprio corpo, in armonia con la propria mente, provare piacere nei gesti quotidiani, nel lento camminare, desidera gustare anche nelle piccole scene di vita la sacralità della relazione coniugale.
E’ smarrita, confusa perché non sa come fare.
Dinanzi ai profeti del nostro tempo non sa cosa dire, non sa come opporsi alla crescente logica del danaro, come difendersi dall’informazione a tamburo battente, dal villaggio globale, dall’anonimato schiacciante dell’urbanizzazione, della monocultura.
L’uomo di oggi è smarrito; la coppia è confusa dinanzi alla banalizzazione della sfera interiore, alla perdita del sacro come valore nella vita di ogni giorno.
La nostra è un’epoca che ha “un regime globale (culturale, sociale, politico, giuridico, estetico) non ispirato al cristianesimo”. ( G. Dossetti “Conversazioni” Milano 1994)
Un tentativo che si attua dinanzi a questa realtà travolgente è quello di cercare di salvare nostalgicamente rottami di un mondo ormai passato, rottami di cristianità che nel vivere quotidiano risultano improponibili perché non adeguati al linguaggio dell’uomo e della donna di oggi.
Quale bene scoprire perché ci sia un senso nell’essere coppia, quale amore evocare perché abbia senso donarsi, quale risposta offrire da uomini adulti alla globale indifferenza?
L’amore tra un uomo ed una donna potrebbe rappresentare un flebile suono di risposta dinanzi all’assordante confusione generale, a patto, però, che i due della coppia sappiano preservarsi dagli assalti continui, dalle aggressioni, dagli sballottamenti, dai condizionamenti universali per dire la propria originale e personale risposta di come il bene sia un’altra cosa.
Il bene, il volersi bene è soprattutto scambio di piccoli mondi, di poveri cuori, di fragili consistenze, dove il perdono è l’unica via possibile per arrivare a donarsi.
Per……donarsi è necessario perdonarsi.
Non vuole essere un gioco di parole, un facile bisticcio di parole, ma l’unica possibile via interiore annunciata dal cristianesimo da sempre.
“Non tramonti il sole sulla vostra ira”( Ef 4,27).
La Parola di Dio suggerisce come sottilmente s’insinui il rancore, l’indifferenza, il freddo e razionale giudizio sull’altro a dividere la coppia.
Purtroppo si assiste più facilmente ad una rottura nella relazione piuttosto che ad una crescita: il linguaggio della tenerezza viene sostituito dal linguaggio della violenza espresso dal negarsi all’altro, dal rifiuto al dialogo intessuto nel reciproco dono di sé.
Nella genuina esperienza cristiana dice M. Scheler:
” l’amore si rivela proprio nel fatto che il nobile si abbassa all’ignobile, il sano all’ammalato, il ricco al povero, il bello al brutto, il buono e santo al cattivo e al volgare, il Messia ai pubblicani e ai peccatori; e questo senza la paura antica di perdere, facendo ciò, e di diventare meno nobile, ma nella più strana convinzione di guadagnare l’eccelso, di divenire simile a Dio, proprio nell’esecuzione di questo umiliarsi, di questo scendere, di questo perdersi “.
L’antropologia cristiana guarda in maniera diversa la realtà umana perché una scintilla di luce divina squarcia la tenebra del mondo della coppia e di ogni uomo chiamandolo a sentirsi amato per se stesso gratuitamente.
Ecco il bene che la coppia ha bisogno di scoprire: senza meriti speciali qualcuno si china sul tuo essere chiamandoti ad essere una cosa sola con lui.
Parliamone insieme Domenica 16 Giugno all’incontro di spiritualità per le coppie. Ti aspettiamo per comunicarci le nostre esperienze.
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