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La Famiglia: progetto d’amore

C’è poca vita umana nelle famiglie dei nostri giorni. Mancano le persone con le quali creare e condividere il bene comune; eppure il bene, per sua natura, esige di essere creato e condiviso con altri: ” bonum est diffusivum sui “: ” il bene tende a diffondersi “. Il bene quanto più è comune, tanto più è anche proprio:
mio — tuo — nostro. Questa è la logica intrinseca dell’esistere nel bene, nella verità e nella carità. Se l’uomo sa accogliere questa logica e seguirla, la sua esistenza diventa veramente un ” dono sincero “. [ L.F. n° 10 ]
È la verità evangelica del dono di sé, senza di cui l’uomo non può ” ritrovarsi pienamente, che permette di valutare quanto profondamente questo ” dono sincero ” sia radicato nel dono di Dio Creatore e Redentore, nella ” grazia dello Spirito Santo “, la cui ” effusione ” sugli sposi il celebrante invoca nel rito del matrimonio. Senza tale ” effusione ” sarebbe veramente difficile comprendere tutto questo e compierlo come vocazione dell’uomo. E tuttavia tanta gente lo intuisce! Tanti uomini e donne fanno propria questa verità giungendo ad intravedere che solo in essa incontrano ” la Verità e la Vita ” ( Gv 14, 6 ). Senza questa verità la vita dei coniugi e della famiglia non riesce ad attingere un senso pienamente umano. [ L.F. n° 11 ]
Le nostre famiglie si ritrovano troppo spesso a fare esperienza di egoismo, di prevaricazione, di violenza verbale e fattuale, lasciando, nel profondo dei suoi membri, ferite sanguinanti e lacerazioni dolorose che a volte risultano difficili da sanare e condizionano irrimediabilmente l’avvenire sia personale che sociale.
Certo storicizzare gli eventi che hanno potuto produrre tali condizionamenti, risulta senz’altro un aiuto, purtroppo non sufficiente per raggiungere una equilibrata visione della vita e per esercitare un impegno sociale in armoniosa convivenza di gruppo.
L’umanità ha bisogno della famiglia, ha bisogno di scoprire che essa è il luogo dei valori, del dono di sé, della convivenza tollerante e promozionale, è il luogo dove è possibile esprimere se stesso, la propria umanità, trovando spazi e tempi per fare emergere la propria interiorità.
Diviene interessante tenere presente alcune testimonianze del nostro tempo che traducono tale disagio maturato in casa come la canzone Mother di John Lennon che recita nel testo:

Madre tu mi avesti, ma io non ti ho mai avuta;
io ti cercavo, ma tu non mi volevi,
così io, sono arrivato soltanto a dirti addio.
Padre, tu mi lasciasti, ma io non ti ho mai lasciato,
avevo bisogno di te, ma tu non avevi bisogno di me,
così io, sono arrivato a dirti soltanto addio.
Bambini, non fate ciò che ho fatto io,
non potevo camminare e ho cercato di correre,
così io, sono arrivato soltanto a dirvi addio.
Mamma non andare
Papà torna a casa

ed una poesia di un candidato all’esame di maturità riportata da Erwin Ringel, uno studioso del mondo dei giovani:

Volevo latte e ho ricevuto il biberon.
Volevo dei genitori e ho ricevuto un giocattolo.
Volevo parlare e ho ricevuto un libro.
Volevo imparare e ho ricevuto pagelle.
Volevo pensare e ho ricevuto sapere.
Volevo una visione generale e ho ricevuto un’ideuzza.
Volevo essere libero e ho ricevuto una disciplina.
Volevo amore e ho ricevuto la morale.
Volevo una professione e ho ricevuto un posto.
Volevo felicità e ho ricevuto denaro.
Volevo libertà e ho ricevuto un’automobile.
Volevo un senso e ho ricevuto una carriera.
Volevo speranza e ho ricevuto paura.
Volevo cambiare e ho ricevuto compassione.
Volevo vivere.

E’ urgente inquadrare la famiglia come un mondo di relazioni, dove il singolo impara in un contesto amoroso, leale e sincero cosa vuol dire donarsi, essere se stessi, confrontarsi, dialogare; dove c’è tempo e spazio per crescere nella capacità di ascolto, dove è data la possibilità ad ognuno di capire ed essere capiti.
Tutto questo può sembrare utopia in un mondo dove ciò che conta è avere, fare, produrre, può apparire sogno in un mondo dove non c’è spazio per i sentimenti.
Noi del consultorio “Famiglia nuova” e non solo noi crediamo che è necessario tornare ad essere se stessi nelle nostre case, è necessario riappropriarsi di ciò che è lo specifico della famiglia: il luogo dell’amore.

Il Signore sta guardando con amore alle nostre famiglie, per potere tornare ad essere gioia e speranza [ gaudium et spes ] in questa generazione.

Domenica 11 Novembre desideriamo parlare in sieme di questo
“progetto d’amore”?

Sriveteci per ulteriori infomazioni.

L’equipe del consultorio

Pubblicato in Incontri già svolti

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