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Amare è un cammino

Per ogni uomo o donna che viene al mondo c’è un itinerario da percorrere per poter passare dalla immaturità affettiva alla capacità di amare, di sapersi donare che è proprio della persona adulta.

Il neonato è un essere indifferenziato che non riesce a distinguere se stesso dagli altri e che, per sviluppare una maturità affettiva, necessita di una evoluzione lenta, impegnativa e durevole nel tempo.

L’amore della famiglia favorisce ed agevola tale sviluppo, determinando nel bambino prima e nell’adolescente poi un’armonica crescita che ben si accorda con le tappe dell’evoluzione, aiutando il passaggio da un fisiologico egocentrismo ad una partecipata socializzazione.

L’egoismo, in ogni sua forma, si oppone direttamente e radicalmente alla civiltà dell’amore.

Si vuol dire, forse, che l’amore è da definirsi semplicemente come ” anti-egoismo “?

Sarebbe una definizione troppo povera e in definitiva solo negativa, anche se è vero che per realizzare l’amore e la civiltà dell’amore debbono essere superate varie forme di egoismo. Più giusto è parlare di ” altruismo “, che è l’antitesi dell’egoismo. Ma ancor più ricco e completo è il concetto di amore illustrato da san Paolo. L’inno alla carità della Prima Lettera ai Corinzi rimane come la “magna charta” della civiltà dell’amore. In esso non è questione tanto di singole manifestazioni (sia dell’egoismo che dell’altruismo), quanto dell’accettazione radicale del concetto di uomo come persona che ” si ritrova ” attraverso il dono sincero di se stesso. Un dono è, ovviamente, ” per gli altri “; è questa la dimensione più importante della civiltà dell’amore. [ Lettera alle famiglie n° 14]

Essere per qualcuno. Questo il grande fine della persona umana; potersi donare senza riserve, senza camminare nella vita utilizzando gli altri ai propri fini egoistici.

L’utilitarismo è una civiltà del prodotto e del godimento, una civiltà delle ” cose ” e non delle “persone “; una civiltà in cui le persone si usano come si usano le cose. Nel contesto della civiltà del godimento, la donna può diventare per l’uomo un oggetto, i figli un ostacolo per i genitori, la famiglia un’istituzione ingombrante per la libertà dei membri che la compongono. Per convincersene, basta esaminare certi programmi di educazione sessuale, introdotti nelle scuole, spesso nonostante il parere contrario e le stesse proteste di molti genitori; oppure le tendenze abortiste, che cercano invano di nascondersi dietro il cosiddetto ” diritto di scelta ” (” pro choice “) da parte di ambedue i coniugi, e particolarmente da parte della donna. Sono soltanto due esempi tra i molti che si potrebbero ricordare. [ Lettera alle famiglie n° 13]

La maturità affettiva è il frutto di un processo evolutivo lento, graduale che passa attraverso fasi quali quella dell’amore captativo del bambino, quella dello svezzamento, quella dell’emergenza della sessualità, quella dell’equilibrio affettivo ed infine della pienezza d’amore.

Qui appare chiaro come sia necessario per la coppia stessa disporsi l’uno al fianco dell’altro con l’atteggiamento proprio di chi si incammina verso orizzonti inesplorati che solo l’amore conosce e che solo la capacità di donarsi rende accessibili.

Ai nostri giorni risulta sempre più difficile cogliere tale disponibilità ad incamminarsi insieme, perché l’enfasi posta all’affermazione di sé nega in qualche modo qualsiasi dimensione dinamica, qualsiasi visione evolutiva della persona umana, inquadrandola in una rigida cornice statica dove non c’è assolutamente spazio per la progressiva crescita umana e spirituale dell’individuo.

Per giungere alla capacità di amare risulta indispensabile passare prima per una capacità di ascolto dove il linguaggio da acquisire è linguaggio amoroso, che plasma la persona formandola alla gioia di vivere e al dono di sé.

Aiutare il passaggio dalla posizione dell’ “io sono” come affermazione egoistica di chi basta a se stesso, alla posizione dell’ “io sono per” come scoperta di chi si avverte limitato, incompleto e progettato per una finalità che è innanzitutto relazionalità, richiede tempi e spazi di maturazione non contraibili.

L’indispensabilità di tale progressione racchiude in sé la formula della felicità, perché comporta la realizzazione di lui e di lei nell’ambito della coppia come persona umana.

La complementarità non si attua tra persone perfette, ma tra esseri limitati che sanno però accogliersi reciprocamente senza esigere che l’altro cambi per essere meritevole di essere amato.

Quanti sottili ricatti si realizzano nella coppia per piegare in qualche modo l’altro al proprio punto di vista!

Quanti egoismi entrano a regolare i contatti nella coppia portando i due a sperimentare l’incapacità di realizzare un incontro creativo!

Perciò diviene necessario che la coppia viva la propria relazione come un continuo divenire, come un percorso da ricoprire insieme per raggiungere determinati obiettivi.

E’ la coppia chiamata ad offrire a se stessa le opportunità per affrontare tale crescita a due; è sempre e solo la coppia responsabile del proprio cammino a due; è la coppia che può orientare i propri passi per incamminarsi verso l’unica direzione possibile, che è l’Amore stesso.

Desideriamo riflettere insieme su tali contenuti Domenica 13 Gennaio 2002

Ti aspettiamo!

L’equipe del consultorio

Pubblicato in Incontri già svolti

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